LA RESPIRAZIONE COSTO- DIAFRAMMATICA

 

 

 

 

Partiamo dal presupposto che  praticamente tutti possono  cantare bene. Prova ne è che nei paesi nordici, dove è molto sentito il canto corale, gli stonati sono praticamente inesistenti. 

Le persone completamente stonate sono rarissime, e debbono questa loro condizione perlopiù ad una anomalia che risiede in una zona ben precisa del cervello, oppure a  seri problemi di udito,  tutti gli altri che si definiscono “completamente stonati” sono probabilmente soltanto diseducati al canto e non hanno mai preso in seria considerazione lo studio del canto. Ovviamente la predisposizione naturale è molto importante, specialmente per divenire eccellenti cantanti. Ma diventare un serio professionista, che sa fare le cose correttamente, non poi un traguardo irrangiugibile.

E’ chiaro che poi, come per tutte le altre attività umane, ci sono persone particolarmente predisposte al canto , ma ripeto, gli stonati totali sono casi rarissimi.

Per cominciare a respirare correttamente immettiamo nei polmoni una gran quantità di aria facendo attenzione a non gonfiare troppo la cassa toracica e senza alzare le spalle. Spingiamo invece l’aria ispirata verso la pancia percependo la sensazione di avere un palloncino che si gonfia nella pancia (in questo modo stiamo convogliando l’aria inspirata anche nella parte bassa dei polmoni costringendo il diaframma a spostarsi verso il basso  sotto la spinta dei polmoni).

La respirazione che io sostengo essere quella ottimale per cantare canto moderno, è quella che viene comunemente chiamata "respirazione costale-diaframmatica". Il perchè di questo nome lo vedremo più avanti. Da non confondere quindi con una respirazione  troppo alta "clavicolare" o troppo bassa "addominale".

 Una corretta respirazione deve essere effettuata con tutto il polmone.  Molto spesso invece al giorno d'oggi si utilizza solo una parte dei polmoni. Quella alta. Riducendo così la ventilazione e gli effetti benefici della respirazione che sono in primis, come universalmente risaputo, l'ossigenazione del sangue e quindi di tutto il nostro corpo. Purtroppo la frenetica vita quotidiana e lo stress di cui un pò tutti siamo le vittime inducono una respirazione scorretta, appunto quella che utilizza prevalentemente la parte alta dei polmoni.  La respirazione più naturale e quella che prevede l'utilizzo di tutto il polmone. Ce ne accorgiamo perchè a gonfiarsi non è solo il torace bensì l'addome. Per cui se vogliamo raccogliere indizi utili su come si effettua una corretta respirazione osserviamo i bambini più piccoli. Loro non sono ancora diventate vittime dello stress e la loro respirazione è quella che noi abbiamo perduto da tempo e dobbiamo  quindi imparare di nuovo. 

Quando i polmoni si riempiono completamente  acquistano un volume maggiore  e quindi vanno ad occupare un pò dello spazio solitamente riservato alla viscere per  cui abbiamo come effetto un rigonfiamento dell'addome che si porta in avanti, le costole inferiori si aprono lateralmente sotto la spinta dell'aria contenuta nella zona bassa dei polmoni e anche il diaframma si abbassa e su di lui viene esercitata una forza proporzionale alla quantità di aria immagazzinata. Utilizzando una frase un pò colorita possiamo dire che i polmoni si sono andati a trovare un pò di spazio sgomitando a destra e sinistra sulla gabbia toracica, e in basso sulle viscere attraverso il diaframma e i muscoli addominali. Da qui il nome di respirazione costale -diaframmatica.

Quindi tratteniamo l’aria per qualche secondo e poi cominciamo a svuotare i polmoni emettendo il suono della vocale “O” (attenzione alla posizione della bocca esageriamo il movimento facendo assumere alla nostra bocca una posizione il più possibile tondeggiante). 

Quando decidiamo di espirare dobbiamo mantenere ben tonici i muscoli addominali onde fornire la giusta pressione sul diaframma e regolare quindi l’emissione dell’aria così come noi vogliamo mantenendo così costante e prolungato nel tempo  lo svuotamento dei polmoni. Il flusso di aria emessa dovrebbe essere il più possibile costante. Eventuali tremoli si ripercuoteranno anche sulla stabilità della nota quando andremo a cantare. Un vecchio trucco per vedere se stiamo facendo bene ed esercitarci è quello di emettere l'aria sulla fiammella di una candela. Se il flusso sarà costante, come deve essere, la fiammella sarà sempre piegata con una inclinazione sempre uguale. Se si alza e si abbassa in continuazione il nostri flusso di aria non è costante.

Facciamo questi movimenti LENTAMENTE, non abbiate assolutamente fretta né di inspirare né di espirare. Tra l’altro questo tipo di respirazione contribuisce anche a rilassarci quindi sfruttiamo bene il tempo che abbiamo deciso di impiegare per questo esercizio. Sono molte le discipline che dedicano mola attenzione alla respirazione diaframmatica e la utilizzano per trovare una migliore sintonia con il proprio corpo. Ad esempio le arti marziali, gli sport dove si esige concentrazione e precisione (tiro con l'arco, pistola, fucile ecc.) il trainig autogeno ecc. ecc.

Imparata la respirazione, che dovremmo cercare di applicare in ogni momento della nostra giornata (ricordandoci sempre che quella appena descritta è la respirazione più naturale) cerchiamo di imparare la giusta postura del nostro corpo quando intendiamo cantare.

 

IMPORTANTE

 

 Per verificare se la vostra respirazione diaframmatica è corretta, mettetevi davanti ad un grande specchio e fate un bel respirone. Se nell'inspirare le spalle si alzano e il torace si gonfia come un militare sull'attenti...., allora la vostra respirazione va rivista, è troppo alta. Se invece, sempre facendo un bel respiro, le spalle si spostano di poco  e l'aria inspirata  va a gonfiare l'addome, (questo accade perchè a gonfiarsi sono la parte bassa dei polmoni) allora va tutto bene,  la vostra respirazione diaframmatica è corretta. Ora si tratta solo di applicarla al canto!!

 

 

 

Approfondiamo ora il discorso respirazione, parlando  di due movimenti fondamentali: . "L'appoggio e l'accento".

 

L’APPOGGIO (o sostegno) L’ACCENTO (o spinta)

E IL VIBRATO.

 L’appoggio e l’accento sono due movimenti eseguiti prevalentemente con i muscoli addominali.

Gli addominali, con questi movimenti, aiutano il diaframma a svolgere la sua funzione. Con questi due movimenti le note da emettere hanno un controllo maggiore. Per cui le note lunghe risulteranno più stabili e le note più alte saranno più precise e incisive.  

Altrove abbiamo parlato della inspirazione, cioè dell’atto in cui l’aria scende nei polmoni che si gonfiano sotto la spinta dell’aria incamerata. Abbiamo anche visto come i polmoni che si gonfiano d’aria avranno un volume maggiore rispetto a quando stanno a riposo. Per cui sotto la spinta dell’aria il compito del diaframma e degli addominali è quello di acconsentire a questa espansione spingendo verso il basso e creare quindi l’ulteriore  spazio necessario ai polmoni, costipando le  viscere verso il basso (creando così il famoso effetto del palloncino che si gonfia nell’addome).

Una volta presa coscienza di questo tipo di respirazione dobbiamo fare in modo di alzarla un pò. Abbiamo capito che l'aria può essere convogliata molto in basso, (diciamo nell'addome) oppure molto in alto (diciamo nel torace). Noi dobbiamo posizionare quest'aria in una posizione centrale, in modo da poter riempire tutto il polmone se ce n'è bisogno, ma soprattutto per poter meglio gestire l'aria con i muscoli addominali. Infatti come vedremo poche righe più avanti, l'emissione dell'aria e la produzione del suono è in gran parte gestita dai muscoli addominali. Se teniamo l'aria troppo in basso o troppo in alto non riusciamo a far lavorare bene gli addominali e l'espirazione potrebbe non essere corretta e utile al nostro scopo..... gestire il suono.

 I polmoni gonfiandosi andranno ad occupare lo spazio lasciato vuoto dal diaframma (che voglio ricordare è un muscolo laminare a forma di cupola il cui vertice sale all’interno della gabbia toracica, e che quando si contrae si appiattisce e ne consegue l’allungamento del diametro) ma non solo. I polmoni premeranno contro la parte bassa della gabbia toracica. Per cui, siccome sappiamo che le ultime due coste della gabbia toracica sono piuttosto elastiche in quanto non saldate anteriormente, e per questo definite anche coste false oppure fluttuanti  queste cederanno anche loro sotto la spinta dei polmoni rigonfi d’aria. T

Questi due movimenti di cessione dello spazio da parte del diaframma e delle coste, fanno si che i polmoni possano gonfiarsi nella loro parte bassa e non solo in quella alta. Infatti abbiamo già visto come una corretta respirazione debba prevedere il convogliamento dell’aria inspirata verso il basso e non verso l’alto. Attuare quindi una respirazione costo-diaframmatica anziché una respirazione clavicolare (o alta). Il pericolo sta nel praticare una respirazione troppo bassa (addominale) e quindi perdere i benefici che i movimenti dei muscoli addominali ci possono dare. Ma in questo ci deve venire in soccorso l'insegnante, che deve tenere sempre presente anche la conformazione fisica dell'allievo.

La respirazione diaframmatica infatti può essere spontaneamente più o meno bassa nell'allievo in base alla sua confornazione. Infatti solitamente applicano una respirazione più costale le donne  ed i longilinei dei due sessi, viceversa la respirazione addominale, quindi un pò più bassa,  è più presente nei brevilinei e negli uomini. Inoltre entra in ballo anche l’inclinazione delle coste, insomma si sta parlando di anatomia individuale, con tutte le sfumature del caso dovute anche ai cambiamenti morfologici causati dallo stile di vita tenuto dall’individuo in questione. Difficilissimo generalizzare.

Per cui se proprio vogliamo differenziare la respirazione addominale da quella costale, non si può non conoscere alla perfezione la struttura fisica dell’allievo e quindi rispettare la sua predisposizione naturale a determinati meccanismi.

  Sperando di essere stato abbastanza chiaro, d'ora in poi chiameremo la respirazione, semplicemente respirazione diaframmatica, e questo per il continuo coinvolgimento del diaframma in questo tipo di respirazione.

Nell’ APPOGGIO i muscoli addominali forniscono al diaframma un sostegno sicuro ed efficace durante l’espirazione.

In questo modo mentre l’aria fuoriesce dai polmoni e risale verso l’alto per mettere in vibrazione le corde vocali, i polmoni stessi sono sostenuti dal diaframma che a sua volta è sostenuto dai muscoli addominali.

Quando i polmoni mano a mano si svuotano del loro contenuto di aria, si riducono di volume e quindi occupano meno spazio, il diaframma accompagna questo movimento dei polmoni e risale di pari passo rimanendo sempre a contatto con la parte bassa dei polmoni, grazie anche alla sua già riferita forma a cupola.

Questo contatto è in realtà un sostegno, un piano d’appoggio per i polmoni che possono svuotarsi e contrarsi senza perdere appunto l’appoggio. Infatti durante l’espirazione si avrà una introspezione del diaframma. Inoltre i polmoni saranno compressi lateralmente dalle coste e vengono “strizzati” verso l’alto. Con i polmoni risale anche la trachea, alla sommità della quale si trova la laringe. Tale risalita è componente fondamentale, ma automatica, del meccanismo della produzione del suono.

Questo continuo appoggio fa in modo che la colonna d’aria formata dai polmoni e che risale verso l’alto sia costante, un bel flusso omogeneo e che non ci siano insomma, si lasci passare  il termine, “dei vuoti d’aria”.

Ora, considerando che la nota lunga e sostenuta è provocata da una vibrazione costante e regolare  delle corde vocali, la vibrazione è resa possibile perché è costante e regolare la colonna d’aria che va  a sbattere contro la superficie inferiore delle corde vocali.

Per cui se la colonna d’aria non è costante e regolare anche le vibrazioni delle corde non saranno costanti e regolari e di conseguenza non sarà costante neanche il suono prodotto dalle corde vocali, praticamente la nota prodotta sarà traballante ed imprecisa, come si dice spesso sarà una nota “calante” oppure “crescente”, comunque non perfettamente intonata. 

Usiamo un’immagine per descrivere ciò che accade, un’immagine invero assai citata nei testi di didattica sul canto, ma comunque sempre efficace e che io cercherò di rendere semplicemente  ancora più comprensibile, senza la pretesa di voler riferire qualcosa di inedito.

Immaginiamo una fisarmonica, o meglio il mantice di una fisarmonica, e paragoniamo il mantice ai polmoni; e paragoniamo il braccio del musicista che regge  il mantice al diaframma e ai muscoli addominali.

Quando il mantice deve riempirsi d’aria come fa? Si allarga grazie al braccio del musicista che lo tira verso il basso. Il braccio del musicista però sostiene il mantice, e lo tira in basso per quanto basta, in base all’aria che occorre per la fase successiva, quella di espulsione dell’aria e produzione del suono. Il braccio del musicista non lascia cadere verso il basso il mantice senza sostenerlo, se lo facesse il mantice ballonzolerebbe verso il basso, in modo goffo e scoordinato.

Il braccio del musicista lo troviamo anche nella fase di produzione del suono. Quando cioè deve spinger sul mantice e far fuoriuscire il suono. La spinta, oltre a spingere fuori l’aria, naturalmente, fa si che il mantice sia sempre ben sostenuto e che il mantice non si “rilassi verso il basso”

  Parliamo ora dell’ACCENTO (o spinta).-

L’accento è un movimento spesso ignorato, o quantomeno non si pone nei suoi confronti la giusta importanza, almeno secondo il mio punto di vista.

Io ritengo sia un movimento importantissimo, almeno tanto quanto l’appoggio. Soprattutto perché entra in ballo quando il cantante deve eseguire note particolarmente acute, quelle note che spesso inducono il cantante a movimenti sbagliati che creano tensioni, dando luogo a note acute imprecise, che oltre a produrre suoni non gradevoli, inducono il cantante in una sorte di “timore psicologico” nei confronti degli acuti. Questa emissione errata degli acuti spesso inducono il cantante in una sorta di “paura degli acuti”. Questa paura crea tensioni e le tensioni concorrono a sbagliare effettivamente l’emissione. Il tutto induce il cantante in una sorta di reazione a catena che avendo paura di sbagliare, sbaglia veramente, e crea in lui l’errata consapevolezza di non poter raggiungere le note più alte che invece magari fanno parte della propria tessitura, ma non escono semplicemente perché sono male affrontate, sia psicologicamente che tecnicamente.

 L’accento è praticamente un movimento contrario all’appoggio. Si effettua con gli addominali più bassi. E’ una spinta decisa dal basso verso l’alto. Un movimento secco e veloce, impareremo col tempo quanto intenso dovrà essere questo moviimento. Serve per avere uno spunto maggiore quando si debbono affrontare note particolarmente acute e difficoltose.

Noi abbiamo dell’aria nei polmoni, e quest’aria dobbiamo farla schizzar fuori mandandola contro le corde vocali. Per cui, per facilitare questa fuoriuscita, diamo una velocissima “strizzatina” alla parte bassa dei polmoni. E per questa strizzatina adoperiamo sempre il diaframma e i muscoli addominali bassi. In questo modo la parte alta del busto (e di conseguenza la gola) rimane perfettamente rilassata, in quanto il tutto è demandato al diaframma ed ai muscoli addominali, sia alti che bassi.

Immediatamente dopo aver prodotto la nota acuta, se questa dovrà essere anche mantenuta (per un bell’acuto finale magari) gli addominali alti rimarranno in posizione  di appoggio che nel frattempo non è stata mai mollata.  Se invece non ci sarà bisogno di mantenere la nota, seguira la fase di inspirazione. In ogni caso, come è stato premesso, l’accento è un movimento deciso e veloce, da ripetersi ogni qual volta se ne presenti la necessità.

Vale la pena precisare quindi, che durante una canzone gli addominali non rimarranno mai fermi. O si ritirano durante l’inspirazione, o si posizionano per effettuare l’appoggio oppure aggiungono all’appoggio,  l’accento, spingendo decisi verso l’alto.-

Per questo cantare è una bella fatica per gli addominali e per questo si dice spesso che gli addominali sono il vero motore della voce!!!

Inoltre, l’utilizzo corretto di questo motore, evita che il cantante produca le note utilizzando la gola, che invece come è stato più volte detto deve rimanere priva di tensioni, come deve rimanere priva di tensioni tutta la parte superiore del tronco (torace, spalle, collo  ecc.).

IMPORTANTE

da ricordare sempre

Spesso nei cantanti c’è la convinzione che per affrontare una nota acuta occorre più aria rispetto a quando si canta una nota bassa.

Niente di più sbagliato

Quando si canta una nota alta occorre MENO FIATO. Se ne spreca molto di pù quando si canta una nota grave.

Non ci credete??? Ecco l’esempio pratico!!

Prendete un palloncino per bambini e riempitelo d’aria. Quando lo svuoterete dell’aria, se tenete i lembi del palloncino stretti stretti e fate uscire un filo d’aria, uscirà un suono simile ad un sibilo molto acuto. Sarà tanto più acuto quanto terrete stretti i bordi del palloncino.

Più terrete larghi i bordi del palloncino e questo si svuoterà velocemente, e più il suono prodotto è grave, fino al punto che se lasciate del tutto il palloncino, questo si svuoterà in un attimo e il suono prodotto sarà cosi grave da non essere quasi percepito.

Ora, paragonate i lembi del palloncino alle corde vocali e la similitudine è bella e  fatta!!!

 

Per quanto riguarda il vibrato, abbellimento ricercato dai cantanti di mezzo mondo, esso si manifesta quando si pratica un corretto appoggio.

Il vibrato infatti è la conseguenza di una corretta applicazione della tensione sui muscoli addominali.

Durante l’appoggio noi applichiamo una certa pressione sui muscoli addominali, ma non dobbiamo dimenticare che anche l’aria contenuta nei polmoni esercita una certa pressione. Nel momento in cui queste due contrastanti forze non sono eccessivamente sbilanciate da una parte o dall’altra, il risultato è una leggerissima vibrazione.

Sappiamo che notoriamente il vibrato si manifesta dapprima sulle note medio basse, ma perché???

Semplicemente perché è proprio sulle note medio basse che noi riusciamo ad applicare un corretto appoggio. Essendo corretto l’appoggio significa che esercitiamo la giusta pressione sugli addominali. Né troppa né poca. Infatti il vibrato non si manifesta quando applichiamo un appoggio troppo energico, come viceversa non si manifesta quando l’appoggio è troppo blando o addirittura inesistente.

Da precisare comunque che  quella appena detta non è una regola fissa, a qualcuno infatti  il vibrato si manifesta dapprima sulle note medio alte, anche se questo accade un po’ più raramente, anche perché sulle note alte, per i motivi innanzi detti, le tensioni sono solitamente maggiori e più difficilmente gestibili.

Detto ciò,  va da se che per ottenere il vibrato non ci sono particolari tecniche, per farlo venire occorre praticare un corretto appoggio. Quando l’appoggio sarà ben fatto probabilmente  arriverà anche il vibrato. Non si può ottenere un corretto vibrato senza applicare un corretto appoggio. Quindi non cercate scorciatoie, perdereste solo del tempo e otterreste, nella gran parte dei casi, l’effetto opposto: niente vibrato e niente appoggio.

 Naturalmente abbiamo descritto in linea di massima quello che gli addominali dovrebbero fare. Non pretendo che leggendo queste poche righe possiate riuscire a praticare correttamente il tutto.

Questo dovrebbe servire semplicemente a farvi sapere cosa dovreste riuscire a fare per cantare correttamente.

Per comprendere ancora meglio sarebbe utilissimo che possiate fisicamente toccare con mano la cintura addominale  di un cantante che pratica correttamente l’appoggio e l’accento, vi accorgereste che ad ogni minima sfumatura della voce, corrisponde un movimento degli addominali